Sanificare i tessuti è un’operazione fondamentale ai fini della pulizia e dell’igiene in generale. La sanificazione risulta utile non soltanto ai fini della pulizia da liquidi infetti, ma anche per la rimozione di macchie ostinate, qualora queste si siano depositate sulle superfici interessate.
Procedere con una sanificazione, dunque, è essenziale per diverse finalità. Si pensi all’incidenza del Covid-19, in grado di “aderire” alle superfici e, pertanto, divenire pericoloso nell’ottica del contagio.
Non è un caso che, a fronte di simili eventualità, il Ministero della Salute abbia descritto il virus – nel Rapporto ISS COVID-19 n. 25/2020 – come in grado di rimanere sui tessuti sino a 24 ore dalla contaminazione, risultando attivo e contagioso.
Detto ciò, vediamo come eseguire una corretta sanificazione dei tessuti, illustrando le linee guida relative alla procedura.
Le criticità dei materiali
Un primo aspetto da considerare è la specificità dei materiali oggetto della sanificazione.
Il processo di pulizia di un pavimento, un muro o una finestra è relativamente semplice: stiamo parlando di superfici inerti, interessate da uno stato di quiete. Discorso differente per i tessuti, caratterizzati da ostacoli diversi.
Un tessuto può risultare delicato, fragile e deperibile, specie se a contatto con trattamenti aggressivi. Per evitare di rovinare il guardaroba, il Rapporto del Ministero della Salute ha fatto luce sui prodotti ideali per una sanificazione di qualità.
Nel dettaglio, i prodotti devono risultare:
– efficaci in breve tempo;
– compatibili con materiali, fibre e simili, senza provocare cambiamenti lungo la loro struttura (anche a fronte di trattamenti ripetuti);
– penetranti, riuscendo a raggiungere i materiali interessati, anche a fronte di spessori differenti e di diversità tra i tessuti, le cuciture e i risvolti degli oggetti da trattare;
– sicuri per chi esegue la sanificazione, oltre che per gli utenti finali e per l’ambiente:
– venduti ad un costo ragionevole, sia sul piano delle attrezzature che nell’ottica dei loro utilizzi.
Sanificazione dei tessuti: quali prodotti evitare?
Entrando nel dettaglio, una sanificazione con disinfettanti chimici è generalmente sconsigliata sui materiali tessili. L’utente, infatti, correrebbe il rischio di causare danni irreversibili lungo i tessuti in proprio possesso.
Non sono poche le fibre naturali (e sintetiche) soggette a una degradazione dei tessuti. Più in generale, l’azione di disinfettanti aggressivi potrebbe provocare danni sul piano estetico e strutturale delle fibre, facendo venir meno le caratteristiche di resistenza dei materiali interessati.
Ma quali sono i prodotti chimici più aggressivi? Quali andranno evitati, nell’ottica della sanificazione dei tessuti?
In primo luogo, gli alcoli. È il caso di propanolo ed etanolo, in grado di provocare rigonfiamenti lungo le fibre naturali. Il loro utilizzo può arrecare gravi danni, tra gli altri, ai capi colorati, causando scolorimento o, peggio ancora, scioglimento dei tessuti.
In secondo luogo, l’acqua ossigenata e l’ipoclorito di sodio. Le sostanze sono entrambe sconsigliate, poiché il loro utilizzo potrebbe provocare danni ai capi colorati, portandoli a rilasciare il colore (o a mostrare macchie).
Infine, l’ozono. Il gas ha un forte potere ossidante, tale da poter alterare le colorazioni dei capi.
Sanificazione dei tessuti: i trattamenti fisici
In base a quanto riportato, si evince che i trattamenti ideali, nell’ambito della sanificazione dei tessuti, sono quelli fisici.
È il caso dell’utilizzo del calore (vapore a secco), delle radiazioni UV e di varie forme di irraggiamento, da sfruttare per far sì che i tessuti possano essere sanificati a dovere.
È chiaro, dunque, come i prodotti chimici vadano usati con coscienza, evitando di ricorrere ad agenti eccessivamente aggressivi: meglio prediligere i classici trattamenti fisici.