Ultimamente sembra essere tornato alla ribalta il tema dello svezzamento e dell’alimentazione per bambini in genere. Non tutto può essere semplice come fare il bagnetto! Le correnti di pensiero sono diverse e abbastanza in contrasto tra loro, e una neomamma si trova a doversi districare tra prese di posizione spesso opposte. Ma come capire qual è la strada giusta da percorrere quando si tratta del cibo da offrire ai nostri bambini? Come detto, le correnti di pensiero sono diverse, quindi nelle prossime righe cercheremo di fare chiarezza su un tema in particolare, ovvero quello dell’autosvezzamento.
Che cos’è l’autosvezzamento in parole semplici?
Partiamo con una piccola digressione: nei secoli passati non c’era la possibilità di sminuzzare, tritare, frullare e omogeneizzare il cibo con la stessa facilità che abbiamo oggi. Frullatori, blender e quant’altro sono relativamente recenti. Come facevano allora le mamme a far passare i loro bambini da una alimentazione basata sul latte materno al cibo solido? La risposta può essere incredibilmente semplice: dando fiducia ai loro bambini. Andando indietro negli anni della storia recente, poi, scopriremo che i vasetti di omogeneizzati nascono insieme alla ritrovata autonomia delle donne nel campo lavorativo. Dover rientrare a lavoro implicava dover lasciare il bambino alle cure altrui o avere comunque meno tempo per preparare il cibo. Quella che, insomma, fu introdotta agli inizi del secolo scorso come novità, oggi la vediamo come consuetudine. Ma è sempre stato così? Possiamo facilmente dedurre che no, non lo è sempre stato. Cos’ha a che fare questo con l’autosvezzamento, vi chiederete. Molto semplice: si tratta di una sorta di ritorno alle origini, in cui i genitori (o l’adulto di riferimento) danno fiducia al bambino lasciando semplicemente che scopra il cibo e l’atto del mangiare in modo autonomo, senza forzature, senza cucchiaini. A dirsi sembra facile, ma lo è davvero?
Cosa sapere prima di iniziare l’autosvezzamento
Come iniziare a proporre questo metodo ai nostri figli? Innanzitutto, ma anche a prescindere dalla scelta di iniziare questo percorso, è bene seguire un corso di manovre di disostruzione pediatrica. Questo può tornarvi utile in una miriade di occasioni (giochi di piccole dimensioni, ecc.), ma ancor di più se volete vivere questa esperienza senza ansia. Senza contare che sapere come agire in caso di emergenza vi rende più sicuri, più consapevoli e, non meno importante, più “utili” alla comunità.
Inoltre, un aspetto fondamentale e imprescindibile dell’autosvezzamento è quello dei “tagli in sicurezza”. Ogni pietanza che viene proposta al bambino deve essere sicura, ovvero presentata in una maniera da ridurre al massimo il rischio di soffocamento. Per gli alimenti “lunghi” come per esempio le carote, vale la regola di proporli nella grandezza del nostro mignolo. Per gli alimenti sferici, come pomodori o uva, si procederà a tagliarli in quattro parti, e così via.
Per quanto riguarda il tipo di alimenti da proporre, sappiamo che ormai i cronoinserimenti sono stati smentiti. L’unica accortezza è quella di limitare, laddove non riuscite proprio ad eliminarlo, il sale. Infine, zuccheri, miele, bevande zuccherate e carne e pesce crudo sono banditi almeno fino al primo anno di vita.
Quali sono i prerequisiti dell’autosvezzamento?
Ad ogni modo, ci sono dei prerequisiti che un bambino deve soddisfare prima di poter pensare di introdurre il cibo solido. Stando a quanto sancito negli ultimi anni dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), infatti, l’introduzione di un alimento diverso dal latte materno (o artificiale) non dovrebbe essere anticipata a prima del compimento del sesto mese di età. A questa valutazione vengono escluse ovviamente patologie e problematiche diagnosticate dal pediatra, che comunque sono ben minori rispetto a quanto ci si possa aspettare. I prerequisiti consistono in:
- è in grado di stare seduto da solo e di mantenere la testa dritta senza bisogno di alcun sostegno
- ha perso il riflesso di estrusione, ovvero quell’istinto che porta il neonato a sputare il cibo
- riesce a masticare (anche con le gengive) e a deglutire senza problemi
- afferra il cibo con le sue mani e quindi portarlo alla bocca