Era il 9 gennaio 2020 quando l’OMS, l’organizzazione mondiale della sanità, comunica al mondo che in Cina è stato individuato un ceppo del tutto nuovo di Coronavirus, chiamato scientificamente col nome di SARS-COV-2.
Da quel momento in poi il mondo della sanità ha cominciato a vedere con apprensione il diffondersi dell’epidemia, analizzando la contagiosità e la velocità di propagazione del virus.
Nell’arco di due mesi, poi, purtroppo, oltre alla Cina, il Coronavirus, conosciuto nel mondo come Covid-19, si è diffuso irrimediabilmente in tutto il mondo, facendo dichiarare, lo stato di pandemia mondiale.
Cos’è un Coronavirus?
La prima volta che l’uomo ha classificato un coronavirus erano gli anni Trenta, il virus fu scoperto nei polli, e a metà degli anni Sessanta fu trovato il primo coronavirus umano.
Solo recentemente, nel 2003, questo coronavirus è risultato dannoso per la salute dell’uomo, oltre ad essere molto contagioso. Infatti, i coronavirus sono responsabili del 15 % circa dei raffreddori durante l’inverno e possono sfociare in pericolose infezione ai polmoni.
La scienza da quel momento ha classificato ben 7 tipologie di coronavirus:
- 229E (coronavirus alfa);
- NL63 (alfa);
- OC43 (coronavirus beta);
- HKU1 (beta);
- SARS-Cov (beta, quello del 2003);
- MERS-Cov (beta, del 2012);
- SARS-Cov-2 (l’attuale infezione di Covid-19).
In genere, i coronavirus si originano dai pipistrelli e successivamente da loro avviene la trasmissione ad altri esseri animali, che rappresentano la trasmissione intermedia e, in alcuni casi, si arriva anche agli umani.
Ad esempio, secondo gli ultimi studi, il nuovo coronavirus è nato dai pipistrelli che poi hanno trasmesso il virus ai pangolini, che assomiglia ad un formichiere, che di solito vengono commerciati, in maniera illegale, nei mercati della Cina.
Dall’epidemia alla pandemia
Secondo recenti studi, il recente coronavirus era presente in Cina già dal mese di novembre del 2019, da qui la denominazione in Covid-19 e non 20. La diffusione iniziale è avvenuta nella metropoli di Wuhan, nel territorio centrale cinese.
Il tutto è stato notato nel momento in cui, negli ospedali della regione, arrivarono dei pazienti con polmoniti definite anomale, ma solo alla fine di dicembre viene comunicato in modo ufficiale dai cinesi questo tipo di polmonite. Infatti, il 9 gennaio viene definito il nuovo virus e viene comunicato al mondo come un coronavirus della famiglia del primo Sars e del Mers.
Successivamente, la città di Wuhan viene blindata e ai cittadini viene dato l’obbligo di rimanere in quarantena per evitare il diffondersi dell’epidemia, anche perché gli ospedali erano ormai diventati saturi.
La prima volta che questo virus viene rilevato in Italia è con due turisti cinesi che avevano soggiornato a Roma, essi vennero curati ed isolati presso il centro di malattie infettive della capitale Spallanzani.
Da lì sembrava che il virus fosse stato isolato o comunque non ci fossero altri fonti di contagio nel resto d’Italia e d’Europa, ma nel giro di pochi giorni, prima vennero identificati alcuni casi in Germania e poi si creò il focolaio nel paesino lombardo di Codogno, che poi si è allargato soprattutto nella parte Nord del paese.
Poi tutta l’Europa cominciò ad avere a che fare con l’epidemia, soprattutto Germania, Francia, Spagna e Gran Bretagna.
L’OMS, infine, dichiarerà il Covid-19 come pandemia, visto il diffondersi del virus in tutto il mondo e soprattutto in Nord e Sud-America prima e India poi.
Il punto sulle terapie in atto
Al momento, non esistono cure specifiche adatte al Sars-Cov-2, ma da un po’ di tempo, per rallentare la malattia, vengono usati alcuni antivirali, come diversi inibitori delle proteasi (darunavir o atazanavir). Ma vengono anche utilizzati il Lopinavir per i malati meno gravi.
Anche il Remdesivir, utilizzato per l’Ebola, ha avuto buoni risultati, soprattutto per pazienti in condizione moderata o severa.
Da citare anche l’utilizzo di Clorochina e Idroclorochina, che hanno un’attività immuno-modulante.
Poi esistono anche degli inibitori dell’infiammazione, cioè farmaci che vengono utilizzati, di solito, in reumatologia, come il Tocilizumab e l’Anakina.